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Maria Elena Savini intervista

 - Gabriella Ruggieri & partners
Ho conosciuto Maria Elena Savini e le sue splendide creazioni, grazie alla manifestazione Pitti Immagine e ad un’amica comune, Cristina Vannuzzi Landini, che mi ha proposto un articolo per il blog, riguardante il brand LussoMediterraneo jewels. Sono andata a curiosare qua e là e ho dato il mio ok.
Fine della storia direte voi... e invece no.
Ci siamo scritte, sentite per telefono o in Messenger ed ho conosciuto un po’ di più quest’artista, scoprendo una donna colta, innamorata del suo lavoro, educata, gentile, divertente e con un incantevole sense of humor.
Non so voi, ma io amo le persone che sanno prendersi in giro e che affrontano la vita anche con un po’ di leggerezza.
 
Ecco l’intervista a Maria Elena Savini.
Con la speranza che se anche uno solo di voi, leggendola, ne trarrà spunto, ispirazione e motivazione, per aprire il famoso cassetto, liberare il proprio sogno e realizzarsi come persona... ne sarà valsa la pena! Sarò felice per voi.
Gabriella Ruggieri per 1blog4u
 
1)Alcuni cenni biografici. Maria Elena Savini nasce a... e qual è stato il tuo percorso di studi?
1)Sono nata a Bari 2.1.1982 ed abito a Mola di Bari. Ho frequentato il Liceo Classico, a Conversano e poi l’Accademia di Belle Arti.
 
2)Come mai il Liceo Classico?
2)Perché mi piaceva, ero indecisa tra liceo classico e liceo artistico. Su consiglio di mia madre ho poi optato per il classico, in modo da avere delle basi più solide sulle quali costruire il mio futuro.
Ma la scelta è stata mia, i miei non mi hanno mai imposto nulla.
 
3)Anche la laurea quindi è stata una tua scelta?
3)Si, già dal primo giorno di liceo, sapevo che avrei proseguito con l’Accademia di Belle Arti.
 
4)Avevi già una predisposizione o attitudine al disegno?
4)Sono cresciuta in una famiglia nella quale si è sempre respirato arte. Mia mamma è una pittrice, anche mia zia e idem mio nonno che era davvero molto bravo. Ho respirato arte fin da piccola.
 
5)All’università hai studiato scenografia, come mai? Avresti potuto fare altre scelte.
5)Perché la scenografia è come un sunto di tutte le arti. Va vista in questi termini. Devi sapertela cavare con il disegno tecnico, le prospettive, il disegno artistico, la storia dell’arte, la scultura... tutto. Ti da modo di spaziare maggiormente. Di esaltare caratteristiche già presenti, nella tua naturale predisposizione e di scoprirne di nuove.

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6)Possiamo dire che hai una visione a 360* di quelle che sono le opportunità e caratteristiche artistiche, per poi scegliere quella che vuoi approfondire maggiormente o fare tua?
6)Si, direi che è proprio così. Quando devi montare una scenografia devi saper fare di tutto. Io ho imparato a lavorare molti materiali, ho arricchito la mia manualità e questo mi ha seguito come una seconda pelle in quello che faccio oggi.
 
7)Finiti gli studi (o durante) hai subito iniziato a lavorare?
7)Si, ho lavoricchiato, senza nulla togliere al divertimento. Studiavo e mi sono voluta anche divertire, conscia del fatto che “se non lo fai adesso, quando?”, ma una volta terminati gli studi ho iniziato subito a lavorare nel pieno significato della parola.
Prima a Telebari (delle piccole scenografie) poi per delle compagnie teatrali. A volte ho affiancato mio marito, che è scenografo ed ha lavorato e lavora nel settore da più tempo.
 
8)Quindi, possiamo dire che mentre studiavi hai “lavoricchiato” e finiti gli studi hai iniziato a lavorare con più impegno, ma... ad esempio, nella mia ignoranza, io penso alla figura dello scenografo, come quella persona che crea quei meravigliosi sfondi che ci sono a teatro. Mi chiedo... come si arriva da tutto ciò a realizzare dei gioielli in ceramica?
8)La ceramica nella mia vita è arrivata per caso. Avevo aperto il mio primo laboratorio, a Conversano e facevo un sacco di cose. Restauro, piccoli complementi d’arredo, piccola oggettistica in legno intagliato e mi commissionarono delle bomboniere per un matrimonio. 200 piccoli bassorilievo in legno... puoi ben capire che 200 tavolette intagliate, una diversa dall’altra, era praticamente impossibile realizzarle, in un tempo ristretto.
Così pensai di usare un altro materiale (adatto allo scopo) e mi venne in mente l’argilla.
 
9)apristi un laboratorio a Conversano? Racconta. Non è che uno al mattino si alza, fa colazione e poi dice “stamattina apro un laboratorio”...
9)(ride) no, certamente, non è stata una decisione così improvvisa e repentina, ma era un periodo in cui sentivo, pensavo e desideravo, di non avere più un capo sopra la testa, mi stava stretta la situazione, quindi cercai un locale in affitto. Lo trovai, i costi erano accettabili, avevo dei soldini da parte, perché comunque lavoravo e sono partita.
 
10)Dicevi che hai scoperto la ceramica quasi per caso e ne hai fatto, oggi, il tuo successo, vuoi raccontarmi qualcosa di più?
10)potrà sembrare banale, ma è proprio così, tutto è partito dalla creazione di alcune bomboniere. La scoperta dell’argilla è nata casualmente, ma è anche stato amore a prima vista. Un colpo di fulmine.
Avevo sperimentato molte cose e la lavorazione di altri materiali, mi piaceva scolpire il legno, ad esempio, ma l’argilla mi ha fatto fermare.
Piano piano ho iniziato a restringere il campo e a dedicarmi alla creazione dei miei gioielli.
 
11)I tuoi gioielli sono particolari, unici, mi hanno colpita proprio per questo, restano impressi nella memoria, non si dimenticano. Mi danno l’idea che la donna che sceglie di indossarli sia sicura di sé, una donna forte e che sta bene con se stessa. Una donna di classe e che non si fa dimenticare. Corrisponde al vero? È questo che vuoi trasmettere?
Inoltre mi sembra di intuire che siano legati alla tua terra, alla natura e al mare, tipici della regione in cui vivi. Hai un forte legame con il luogo dove sei nata e lavori?
11)Sono fortemente legata al mio territorio ed a quello che offre. Alla natura. Certamente vivere nella mia regione aiuta e soprattutto abitare vicino al mare anche, ma io stessa sono attenta a quello che mangio, cerco di essere responsabile sul discorso ambiente e non per ultimo, sono circondata da quadrupedi... Tutte queste cose, messe insieme, determinano di volta in volta, le scelte dei soggetti dei miei pezzi. Sono fortemente ispirata da quello che mi circonda.
 

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12)Mola di Bari non è Milano né New York e mi sorge spontanea una domanda... senza scendere nei luoghi comuni, come fa un’artista a sfondare, a farsi conoscere? Non è una novità che ci siano molti giovani che scelgono di andare via, trasferirsi in altre città che forse offrono più opportunità, se non addirittura all’estero.
12)Questo è vero, inutile negarlo, anch’io avevo deciso di andare via e avevo scelto Roma. Mi ricordo che avevo già trovato un piccolo appartamentino, vicino Piazza Istria, ma la sera prima di andare via... non ce l’ho fatta. Mi sono detta “ma che stai facendo?” “non è giusto, questa è la mia terra, qui ho le mie radici e qui voglio restare”. Restare vuol dire fare tanti, ma tanti, ma tanti sacrifici. Capisco che per molti partire è stato indispensabile, imprescindibile, le difficoltà ci sono ed è inutile negarlo, ma la tipologia del mio lavoro mi permette di restare. Poi è chiaro che devi viaggiare, devi allargare i tuoi orizzonti, confrontarti con realtà diverse, studiare, non smettere mai di essere curioso, ma il mio posto è qua, il mio rifugio è qua.
 
13)Ci sono degli artisti del passato o contemporanei che ti hanno ispirato, non necessariamente del tuo settore?
13)Si, sono due. Uno è Michelangelo, in tutte le sue sfaccettature. Non si finisce mai di studiarlo, di imparare, di restarne affascinati. Mi ha sempre colpito il suo osservare un pezzo di marmo e vederci già un soggetto, prima ancora di lavorarlo, di “togliere” (come diceva lui) e liberare quello che lui aveva visto. Il secondo personaggio è Coco Chanel. Non tanto per i risultati raggiunti (anche) ma soprattutto per il carattere, la caparbietà nell’aver perseguito i suoi obiettivi pur vivendo in un contesto e in un epoca molto, molto difficile per una donna.
 
14)Hai incontrato nel corso della tua vita persone o situazioni negative? Persone che magari ti hanno detto: “ma dove vuoi andare?”. Qualche bullo, forse. Che ti hanno fatto pensare: “ti faccio vedere io!”. Se si, come hai reagito?
14)Ad essere sincera no. Non ricordo episodi di questo tipo. Anche se devo dire che spesso il lavoro dell’artista non è considerato “lavoro”.
Uno che zappa sta lavorando, uno che impasta la creta sta giocando... Credo siano luoghi comuni che accompagnano tutte le forme d’arte. Forse non si accetta il fatto che uno possa ammazzarsi di lavoro divertendosi o svolgendo un’attività che lo appassiona.
 
15)Quando hai realizzato che di questa tua passione e lavoro, potevi viverci e che sarebbe diventata la tua unica fonte di reddito?
15)In realtà non si è mai verificata questa situazione. Perché come dicevo prima, durante la scuola mi sono data un pochino da fare, finiti gli studi già lavoravo, ho messo da parte dei soldini e da subito ho aperto il mio laboratorio dove realizzavo dei pezzi che vendevo, quindi c’è sempre stata una linea di continuità nel mio percorso.

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16)Che cosa ti ha motivato o ti motiva nei momenti difficili? Se c’è ne sono stati
16)Indubbiamente ci sono stati dei momenti difficili, come per tutti quelli che decidono di mettersi in proprio, ma dire che mi hanno demotivata no.
Io non potrei fare altro. Morirei. È la mia vita. Quindi mi impegno di più, utilizzo la mia mente per trovare delle soluzioni e mettendo un maggiore impegno in quello che faccio. Inoltre ho un complice ed una persona sulla quale posso sempre contare, confrontarmi e che mi ha sempre sostenuta, che è mio marito.
 
17)È normale pensare che quando arriva il momento “questo è quello che voglio fare da grande”, uno s’ingegni. Ci metta l’anima. Nel tuo caso, dati gli studi, data l’esperienza lavorativa e l’apertura di un tuo laboratorio, in cosa consiste, nella pratica, il procurarsi i clienti e promuoversi?
17)Dando per scontato che uno debba avere un sito decente, poi si lavora su più fronti. Si diversifica. Pertanto con un minimo di campionario, ci si propone a dei negozi o delle boutique. Si partecipa a degli eventi. Nel mio caso una mano enorme me l’hanno data i Social. Quindi li ho studiati un po’ e considerato il fatto che sono il più potente strumento di mktg mondiale, vi dedico molto tempo. Non c’è un solo modo per svolgere questo lavoro, credo che la parola giusta sia diversificare, aprirsi a più opportunità e credo che questo valga per qualsiasi attività in proprio.
 
18)Come sai il settore della moda è scandito dalle collezioni primavera-estate ed autunno-inverno. Tu come ti regoli? Valgono anche per te queste tempistiche rigide (se così si può dire)?
18)No. Non potrei. Non posso pensare a cosa creare 6 mesi prima, in previsione di una sfilata. Le mie creazioni sono frutto dell’istinto o dello stato d’animo del momento ed inoltre sono atemporali. Un mio gioiello puoi indossarlo sempre. È ovvio che se partecipi ad un evento o ad una fiera non puoi presentarti sempre con gli stessi pezzi, quindi si portano sempre dei soggetti nuovi ma questo non è difficile per me, perché il creare è una costante della mia quotidianità.
 
19)Hai degli hobbies?
19)Si, abitando in una città di mare è quasi scontato che io dica che mi piace passeggiare lungo la riva o comunque viverlo durante tutto l’anno. Amo viaggiare, scoprire posti nuovi e poi quello che io chiamo “allenamento”... mi piace leggere, studiare, documentarmi. Ho la fortuna di avere un terrazzo fiorito, pieno di piante che coltivo personalmente e ne aggiungo sempre di nuove, e quando si può, cosa c’è di più bello che rilassarsi in un angolo di pace?

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20)Se non fossi diventata una designer di gioielli, che altra professione pensi che avresti potuto fare?
20)La contadina. Non ridere, non sto scherzando. Sono certa che mi sarei comprata una piccola casetta ed un terreno da coltivare. Con della lavanda, dello zafferano... tante piante. Non è detto che un giorno io non abbini le due cose. Fare la designer di gioielli e coltivare la terra. Non lo escludo, anzi...
 
21)Nel lungo termine, cosa ti piacerebbe realizzare? Un sogno?
21)Credo che il desiderio principale di un artista sia che il suo lavoro venga riconosciuto ed apprezzato sempre di più ed anch’io la penso così. Mi piacerebbe anche avere un maggiore respiro internazionale ed oggi come oggi, sto dedicando molte energie a tutto ciò. Per quanto riguarda un sogno non ancora realizzato, non scherzavo prima, quando dicevo che mi piacerebbe far convivere in armonia, il realizzare i miei gioielli e coltivare la terra.
 
22)Ultima domanda, che rivolgiamo a tutti i nostri intervistati, cosa consiglieresti o suggeriresti ad un persona che vuole realizzare il proprio sogno? Non necessariamente nel settore artistico...
22)Di non smettere mai di studiare e di impegnarsi fino in fondo, di crederci sempre, soprattutto nei momenti di difficoltà, che ci saranno sicuramente, imparare ad auto motivarsi. Se uno si ferma al primo intoppo, non può parlare di sogno. Sarebbe solo un fuoco di paglia.
 
Grazie a Maria Elena Savini per averci dedicato del tempo. È sempre un piacere incontrare persone che sanno combinare la bellezza, sotto qualsiasi forma essa si presenti, con la gentilezza e la leggerezza.

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