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ALDO DRUDI

 - Gabriella Ruggieri & partners
ALDO DRUDI quando l'arte incontra lo sport

C’è un auto-definizione di Aldo Drudi che mi è sempre piaciuta, “Il motociclismo è grafica, anche i piloti disegnano linee. Io sono quello che colora la velocità
 
Mi era dispiaciuto perdere la mostra di Aldo Drudi tenutasi al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e quindi, di recente, sapendo che ce n’era un’altra a Riccione presso The Art Box, non ci ho pensato due volte nello scapicollarmi per visitarla e nonostante le 4 ore di auto e qualche bomba d’acqua in autostrada direi che ne è valsa proprio la pena. Felice è il termine esatto.
Tempo fa mi era capitato sotto gli occhi un suo poster realizzato per il “Festival dello Sport” e ricordo che non riuscivo a smettere di guardarlo, incantata. Sono stata sempre stata attratta dai “poster d’artista” e l’Italia ha una lunghissima tradizione in tal senso e ricordo benissimo quel momento. I colori mi avevano colpita tantissimo, ho sempre pensato che da un grafico o un designer, che sappia disegnare bene te lo aspetti (giusto o sbagliato che sia) ma saper accostare e miscelare i colori tra di loro in perfetta armonia…. beh, quello, secondo me, è un dono. 
In quel poster il segno grafico ed i molteplici colori erano un insieme armonico perfetto, allegro, gioioso.
Provate ad immaginare di avere un poster appeso in una parete di casa, vi svegliate al mattino per iniziare la vostra giornata (nel mio caso un bradipo al confronto è una scheggia ed i neuroni per qualche minuto latitano) e buttate uno sguardo al poster ed immediatamente vi sentite meglio, siete pervasi dalla gioia e dall’affrontare il vostro giorno con allegria. Ecco questa è la mia personalissima sensazione.
Non fraintendetemi, non sono un’esperta d’arte moderna, non lo sarò mai e diciamolo... appartengo a quella categoria di persone alle quali quando propongono di andare a visitare una mostra, pur mantenendo l'espressione facciale uguale a quella della Sfinge, il primo pensiero é "non c'è la posso fare! Non ho voglia! Che pizza!".. Quindi cerco sempre di documentarmi, un minimo sindacale (sull'artista, sulle sue opere) onde evitare di perder tempo e di arrivare a guardare delle cose che poi mi farebbero pensare "questo se dovessero regalarmelo lo venderei il giorno dopo", oppure "neanche in cantina e con la luce spenta"!
Ecco questo è stato il mio primo impatto con la creatività di Aldo Drudi, un misto di bellezza, armonia e gioia.
Sia chiaro, lo conoscevo di nome, è un designer conosciuto in tutto il mondo ed un artista poliedrico che ha reso alto il significato di “Made in Italy” nel mondo, vincitore del Compasso d’Oro che non è un riconoscimento che danno a chicchessia, ma non mi ero mai soffermata più di tanto sui suoi lavori se non in modo assolutamente e totalmente superficiale.
 
Parentesi: il Premio Compasso d'Oro è un importante riconoscimento che viene assegnato dall'Associazione per il disegno industriale (ADI) con l'obiettivo di premiare e valorizzare la qualità del design italiano. Si tratta del più antico e prestigioso premio di disegno industriale al mondo.
 

 - Gabriella Ruggieri & partners
Veniamo al titolo della mostra “Aldo Drudi racing Woo-Doo” nella bellissima e artistica location del design hotel The Art Box di Riccione e che è strettamente legata ad un ambizioso progetto di comunicazione #RACEVOLUTION 2022, partito in occasione del Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini.
 
Che cos’è #RACEVOLUTION 2022? 
Un occasione per mostrare al mondo quello stile di vita che ha reso la Romagna una destinazione turistica di successo: uno stile di vita fatto di calore, entusiasmo, passione, dinamismo, fantasia, voglia di gettarsi a braccia aperte verso il futuro senza dimenticare le proprie radici. Da quindici anni il Gran Premio è una festa che celebra questa gioia di vivere e di aprirsi al mondo”.
“Nel nuovo manifesto del Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, Aldo Drudi traduce in immagini questo universo di valori. La velocità, l’esplosione di colore, la libertà dirompente dell’immaginazione sono gli aspetti più evidenti di un manifesto che è un tributo alla fantasia. Perché limitarsi a raffigurare in modo fedele ma distaccato un pilota, una moto, una curva? Meglio lasciare all’immaginazione il compito di fare sintesi, raccontando i mille volti di uno sport e di un territorio che non si lasciano frenare dalle convenzioni. La realtà non viene imitata, ma liberalmente interpretata”. (Marianna Chiaraluce - The Art Box)
 
Cosa abbiamo potuto vedere:
-le grafiche che caratterizzano l’ambizioso progetto di comunicazione #RACEVOLUTION corredato da video e foto realizzate in collaborazione con Marco Poderi Studio
-Disegni originali handmade
-Caschi e tute dei più famosi piloti della MotoGP
-I caschi realizzati per gli equipaggi del Team Prada e Team Emirates (America’s Cup 2021)
-Le leggendarie DUCATI PANIGALE azzurro cielo di Enea Bastianini e Fabio Di Giannantonio che hanno partecipato alla “Race of Champion” del WDW 2022
-Le sei maschere RACING WOO-DOO appositamente create per Bagnaia, Bastianini, Bezzecchi, Marini, Morbidelli e Quartararo
 
Prima di visitare la mostra si è tenuta la conferenza stampa per presentare il progetto di comunicazione #RACEVOLUTION, presenti:
-Andrea Albani (Managing Director Misano World Circuit)
-Emanuele Burioni (Direttore Apt Servizi Emilia-Romagna)
-Marco Poderi (video maker che collabora con Drudi Performace per rendere “visiva” la creatività di Aldo Drudi)
-Daniela Angelini (sindaca del Comune di Riccione)
-Chiara Astolfi (direttore di Visit Romagna) 
 

 - Gabriella Ruggieri & partners
Durante la visita alla mostra, abbiamo avuto anche l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Aldo Drudi, che per questo ringraziamo:
 
1-Aldo Drudi nasce a? Facciamo finta che io non la conosca
1-Io sono romagnolo, di Cattolica, (1958) l’ultimo paese della Romagna 
2-Qual è stato il suo percorso di studi?
2-Scuola d’arte a Pesaro e un’Accademia d’arte a Firenze, per due anni
3-E' stata una sua libera scelta questo percorso? Perché ai miei tempi, la scuola d’arte era considerata “per i fannulloni e drogati” e si diceva: fai ragioneria che trovi subito lavoro”… I suoi genitori hanno appoggiato questa scelta?
3-Anche ai miei tempi ci andavano i “pazzerelli” però era un posto di grande energia. I miei genitori mi hanno sempre supportato ed appoggiato nello sviluppare questa mia naturale predisposizione al disegno e quindi, anziché mandarmi a lavorare, hanno deciso di farmi studiare e mi hanno anche iscritto a questa Accademia a Firenze per poter affinare sempre più questa dote
4-Quando si è accorto di avere questa passione per il disegno?
4-Da subito. Da ragazzino a scuola ti danno i voti, io li prendevo alti e quindi ho capito che forse “sapevo fare quella cosa lì”
5-Ma c’è un episodio particolare? Forse le avevano regalato una scatola di colori a Natale…
5-Non lo saprei dire precisamente, ricordo che i miei genitori gestivano un albergo e d’estate erano coinvolti in questa gestione 24h al giorno ed io, quando non ero in spiaggia o ero da solo, mi mettevo a disegnare e colorare sui fogli che usavano per le relazioni con i clienti
6-E Aldo Drudi legato al mondo del motociclismo? Come e quando inizia quest’avventura?
6-La verità è che non avevo i soldi per comprarmi una moto da corsa quindi ho deciso di lavorare per le corse, mettendo a disposizione questa mia attitudine e naturale predisposizione per il disegno. Ero poco più che ventenne.
Ho iniziato con i primi lavoretti e poi ho continuato grazie ad una serie di incontri con persone chiave, primo tra tutti Graziano Rossi il papà di Valentino. Ho cominciato piano piano, in un mondo, quello delle corse, che era in quel momento terreno fertile.
7-Il primo casco è stato per Graziano Rossi quindi?
7-Si un caro amico, poi c’è stato il primo casco realizzato per Alessandro Gramigni pilota toscano che vinse il mondiale e poi da lì ho lavorato con un sacco di piloti e ad un certo punto siamo stati sdoganati a livello internazionale da piloti spagnoli, americani, australiani e… siamo ancora qua
8-Una curiosità. Oggi sono i piloti che la vengono a cercare? “Voglio il casco di Drudi”?
8-È la frequentazione del paddock, ci si incontra, si va alle gare e quindi…  Se i piloti vengono a cercarmi? Beh diciamo che adesso è più frequente, capita di più perché ho smesso di andare a tutte le gare e lavoro solamente con una serie di piloti, quelli con i quali riesco a creare un po’ di rapporto. Adesso c’è tanta offerta, anche un po’ troppa confusione, in termini grafici, nel Motomondiale, allora ho fatto un passo indietro e quando i piloti vogliono lavorare con noi è perché ci credono e noi naturalmente siamo ben felici di farlo
9-Ma oggi, come si sente lei, a sapere che ha un respiro internazionale, che è ricercato e che Aldo Drudi è uscito dal confine romagnolo? Lo so che lei non è uno “sborone” (presuntuoso) come si dice da queste parti, ma al contrario, che “vola basso” e sempre con quel pudore ed umiltà che, personalmente, ritengo abbiano i grandi, ma non è una mia opinione che Aldo Drudi è parecchio conosciuto e ricercato
9-Grazie. Bella domanda. Prima in conferenza stampa dicevo una cosa intelligente non mia, ma di Federico Fellini, lui diceva che per essere internazionali bisogna fare le cose che hai nelle tue corde, nella tua cultura. Sono felicissimo di questi riconoscimenti ma sono romagnolo, mai potrei vivere lontano da questi luoghi e quindi per me è stato un percorso semplice.
10-Beh è un orgoglio! Andare negli USA, dove magari non conoscono altri personaggi però se sentono il nome Aldo Drudi li senti dire: “ah si, quello che fa i caschi”, non la rende orgoglioso?
10-Beh non vi nascondo che una volta ero in Australia ed ho visto i miei caschi in esposizione ed è stata una bella emozione, mista ad orgoglio
11-C’è un artista che nel suo lavoro di designer l’ha ispirata? Non necessariamente legato al motociclismo, ovvio
11-A me piace il colore e ricordo che da ragazzino vedevo i quadri di Ligabue, Mirò o Picasso stesso e restavo incantato. Ma non voglio farla cadere dall’alto, io avevo frequentato la scuola dell’arte e a quei tempi i sensi di molti di noi erano attivi, in continuo fermento, l’udito, la vista… Adesso invece stiamo demandando tutto al computer, al telefonino. Scatti foto che probabilmente non vedrai mai ed è come se nel nostro cervello non s’incamerasse quasi più niente. La memoria adesso è quella del telefonino o del computer. Adesso ci riferiamo a quella memoria. Ai miei tempi io sono stato fortunato, sono di una generazione in cui la memoria era quella del cervello. Non voglio fare il critico d’arte o l’appassionato e far cadere la cosa dall’alto, come dicevo prima, ma avevo gli occhi aperti e vedevo queste cose e me le ricordo tutte. Sono ricordi vividi.
12-Se oggi dovesse dare un consiglio a dei ragazzi che vogliono diventare grafici o designer, cosa gli direbbe? 
12- Di disegnare a mano. Il primo disegno dev’essere a mano e guai ad andare a ricercare l’incipit sul telefonino o su Internet. Assolutamente lavorare con la propria fantasia su un foglio bianco e questa, forse è l’unica occasione per essere originali

 - Gabriella Ruggieri & partners
 
13-E motivazionale? Un consiglio motivazionale?
 
13-È un momento molto più duro, per i ragazzi di adesso, rispetto a quando ero giovane io, ripeto c’erano tante cose da fare in quegli anni ed io ho trovato la mia strada, adesso è molto più dura perché c’è inflazione e un sacco di offerta, forse un sacco di strumenti che però hanno livellato tutto ad un livello medio, quindi secondo me va alimentata una pulsione naturale. Quando mi capita di parlare coi ragazzi dico questa cosa “il disegno come la danza e come il canto, sono pulsioni naturali” anche se non sei un’artista, non sai disegnare perfettamente, va bene lo stesso… i graffiti venivano fatte da persone che non avevano alle spalle accademie o scuole era solo un istinto primordiale
 
14-Come dico sempre, da un grafico o un designer che sappia disegnare bene quasi te lo aspetti, che sappia accostare i colori no, quello è un dono. Ecco io credo che Aldo Drudi abbia questo dono. Il poster di #RACEVOLUTION ne é un esempio. È d’accordo con questa mia affermazione?
 
14-Grazie del complimento. Come dicevo prima io sono sempre stato attratto dai colori, in questo poster c’è anche un qualcosa di primordiale, è quasi un graffito perché il segno non è sofisticato
 
15-C’è mai stato nella sua vita (senza fare nomi), nel suo percorso di artista, qualcuno che le abbia mai detto parole del tipo “ma lascia stare, chi te lo fa fare, trovati un altro lavoro”? Che avrebbero potuto essere demotivante?
 
15-Si, certamente, qualcuno si. Una volta sentii dire: “quando Valentino Rossi smetterà di correre, Aldo Drudi smetterà di lavorare”. Credo però che mi conoscessero poco, non sapevano che la mia storia è partita tanto tempo prima. Ormai sono più di 45 anni e Valentino è una parte della mia vita perché è cresciuto a casa mia. Per me è Valentino, non è il 9 volte campione del mondo e qualcuno, appunto, disse questa frase infelice, ma… sono ancora qui
-ma Valentino non si è dato alla motonautica, mi sembra
No, all’automobilismo
-appunto, ma Aldo Drudi ha ‘customizzato’ anche delle barche-
Ah si (ride) però continuo a lavorare con lui con grande piacere, perché Valentino è un referente che ti aiuta ad alzare il livello. 
Questo succede, devo dire che l’ho capito nel tempo, perché quando hai a che fare con i campioni o quelli che diventeranno campioni, col senno di poi, realizzi che con loro si fanno i lavori migliori. 
Quindi il bel casco, una bella grafica non è merito solo del grafico ma anche dell’interlocutore, in questo caso Valentino è stato il meglio che si potesse avere, forse meglio di lui solo suo padre Graziano.
Valentino Rossi esce da qualsiasi schema, non è classificabile.
Valentino ha capito che poteva usare uno strumento che tutti noi abbiamo ma che non usiamo quasi mai che è la fantasia. Nelle cose che abbiamo sviluppato insieme che sono eclatanti, colorate, la fantasia la applichi facilmente, ma lui l’ha fatto nella sua vita, nel modo di correre. 
Io ho pensato che ci fosse uno stretto legame tra la grafica ed il motociclismo. Lo credo veramente.
 
-perché Valentino è la fantasia del pilota
Senza ombra di dubbio, la fantasia fa la differenza. Di grafici ce ne sono tanti e tutti possono arrivare alla perfezione della linea, ma la fantasia è quello che lui aveva negli ultimi giri, è quello che aveva nell’interpretazione della corsa.
Io continuo a dire che è stato un privilegio aver collaborato con lui e spero di aver ridato a lui quanto lui ha dato e trasmesso e me e continua tutt’ora a trasmettermi.

 - Gabriella Ruggieri & partners
La nostra breve intervista con Aldo Drudi si conclude qui è spero in futuro di poterne fare una più approfondita e con più calma. Converrete con me che una mostra piena di persone non è forse il luogo e il momento ideale, considerato anche il fatto che è stata improvvisata e non studiata, ma non posso esimermi dal fare delle considerazioni.
Vi è mai capitato di avere un idolo o comunque una persona che ammirate ed incontrandolo e scambiandoci qualche parola di rimanerne delusi? 
Ecco Aldo Drudi non delude.
È una persona umile, alla mano ma autorevole, molto calma, che sa sorridere e quando parla ti guarda negli occhi.
Direi che non è poco. Anche questo, il sapersi rapportare con gli altri (a parer mio) fa la differenza tra uno dei tanti e un grande. Grazie ancora Aldo Drudi
Gabriella Ruggieri per 1blog4u
 
Visitate la Gallery-1 e la Gallery-2 ph.Vaifro Minoretti


P.S. Aldo Drudi è tra i finalisti del Compasso d'Oro 2024 con il Progetto del Misano World Circuit di Misano Adriatico